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Domande e risposte con Sadguru Sri Madhusudan Sai del 15 aprile 2022 a Singapore

Domanda: Dov’è Sathya Sai Baba?

Swami: Prima di tutto ci sono alcune cose da sapere su Sathya Sai Baba. Dovreste avere delle idee di base corrette su di lui, sulla sua personalità e sui suoi obiettivi. Se vedete la cosa in modo molto ristretto, potreste pensare che, nel corso dei secoli, siano esistiti alcuni Avatar, nei quali la Coscienza divina si sia manifestata in qualche modo, si sia potuta esprimere completamente, totalmente. In realtà, Essa si manifesta in tutti, si manifesta nel tavolo, nella sedia, nei fiori ma ci sono rari momenti nel tempo in cui la Coscienza divina è capace di manifestarsi completamente, senza alcuna diluizione, senza restrizioni, senza freni. Questo tipo di Esseri divini torna ripetutamente e noi li conosciamo come Avatar. Il Purna Avatar è Colui che esprime la Coscienza divina che viene con i propri poteri e le proprie manifestazioni.


In questo modo, la Coscienza divina ha preso una forma bellissima e affascinante, con la quale era facile lavorare, parlare, convivere e facile da amare, in modo da attrarre le persone verso la grande idea della spiritualità e insegnare anche a noi lo stesso principio. Dovete ricordarvi, dunque, che è la Coscienza divina che si manifesta come una personalità su questa terra per una missione o una causa particolare. Molto spesso, vediamo la cosa al contrario. Spesso diciamo che Rama è Dio ma non che Dio è Rama: questo non lo vogliamo dire. Diciamo che Krishna è Dio perché conosciamo Krishna ma non conosciamo Dio. Vedete, è correlato, ma non diciamo che Dio è Krishna. Allo stesso modo, molti di noi continuavano a dire che Sathya Sai Baba era Dio, il che è vero, ma la verità più grande, la verità vera è che Dio è Sathya Sai Baba. Dio era, è e sarà: questo è il supremo Vedanta. Questa è la prima cosa da capire.
La Coscienza divina si è manifestata in una persona, come guru, come guida, come Dio e ci ha guidato, ci ha condotto lungo il cammino: è così che è cominciato il viaggio. Come dice Confucio, quando il discepolo è pronto, il guru si presenta, ma quando il discepolo è veramente pronto, il guru scompare. Dunque, a un certo punto, non avremmo potuto continuare con l’idea di fare ciò che ci veniva detto, di fare perché ci era stato chiesto, altrimenti non avremmo fatto nulla. Così cominciò la transizione. Penso che intorno al Gurupurnima del 2019, nemmeno Io ero veramente pronto. All’inizio non ero pronto a fare nulla, sono stato sempre spinto, in un certo senso, ad agire, senza esserne consapevole. In realtà dovevo seguire il flusso, dedito al nostro scopo.
Ecco perché dico che Gurudakshina (offerta al guru) non significa offrire fiori a ogni samadhi ma significa riverire le parole del guru. Cominciò così e, man mano che il tempo passava, diventava sempre più ovvio che bisognava affidarsi alla Coscienza divina perché è quello il vero obiettivo. Fu così che Io venni preparato. Piano piano ci si affida alla propria Coscienza divina.
Come sapete, ogni cosa è sempre stata confermata dalla Presenza, ma, lentamente la Presenza cominciò a fondersi nella Coscienza. Che cosa avvenne poi? Quando si travasa l’acqua da un contenitore all’altro, l’acqua assume un aspetto diverso. Da un bicchiere blu va a finire in un bicchiere giallo, ma l’acqua rimane la stessa. Quando bevete l’acqua, sapete che è la stessa Coscienza divina. Chi ha conosciuto Sathya Sai Baba, in modo naturale, si è relazionato con quel Dio. Chi conosce Gesù, (oggi è il Venerdì Santo), si relaziona con Dio in quel modo. Per lui, quello è Dio. Alla fine la domanda è: ‘Che cos’è Dio?’ e , come ho detto, a livello del Vedanta, è la Coscienza divina, è l’Amore supremo e altruista. Dunque, quando avvenne la transizione, mi sentii molto inquieto, in qualche modo mi sentii perso, con molte domande da porre. Sapevo che sarebbero state fatte molte domande e molti dubbi sarebbero sorti, il che non era niente di nuovo per me. Domande e dubbi erano già sorti ma noi seguivamo ciecamente Baba. Allora, però, c’era Qualcuno da seguire, ma, all’improvviso, non vi era più nessuno davanti a te e ti sentivi come un bambino perduto in un luogo sconosciuto.
Poi, però continui ad ascoltare la tua coscienza interiore che continua a dirti che è questo o quello che devi fare e non la puoi ignorare perché è forte e chiara. E fu così che cominciò: dovevo soltanto credere in quella Coscienza divina. Mi era stato detto, proprio all’inizio, che questa fase sarebbe durata dieci anni e poi si sarebbe conclusa. Avevo l’idea che, dopo dieci anni, sarei tornato alla normalità ma non sapevo che era stato pianificato in questo modo. Questi dieci anni sono stati una fase di transizione, in cui, quando il ferro rimane per troppo tempo vicino al magnete, diventa esso stesso un magnete, viene magnetizzato. Questo è un trasferimento di Divinità. Ci sono nomi, modi di essere, cose che cambiamo perché Essa si manifesta attraverso un’altra forma, un altro nome, con la sua personalità. In quel senso è diversa ma è anche lo stessa. Come avete detto, tuttavia, se la gustate, lo saprete. Non potrete capire soltanto guardandola, dovrete assaggiarla. Assaggiare significa lavorare a stretto contatto, cercare di comprendere senza porre condizioni. Quando mettiamo delle condizioni perdiamo Dio. Se, invece, non poniamo condizioni, possiamo trovare Dio soltanto schioccando un dito.
All’inizio, fu un’esperienza difficile, ma ora so che era così come doveva essere. Ti arrendi al Divino, che prende il comando e fa ciò che vuole attraverso di te e tu non poni ostacoli perché non lasci che la mente intervenga. Questo è il destino di tutti noi, presto o tardi. Siate preparati. Non sto dicendo che potete tutti affermare che Sathya Sia Baba sia entrato dentro di voi. Vedete, questo è soltanto un modo di spiegare le cose, ma è la Coscienza divina che si è risvegliata all’improvviso e ha cominciato a fare ciò che era necessario, con la personalità di Sathya Sai Baba come catalizzatore per apportare questo cambiamento. Il catalizzatore non fa nulla, comincia soltanto la reazione, aiuta a completarla e ne esce senza subire alcuna trasformazione. Dio è così, la Divinità è così, ma, in realtà, evoca la nostra Divinità interiore affinché faccia ciò che è necessario. In un senso, è la stessa cosa, in un altro senso, è diversa. È chiaro? Va bene, rifletteteci.

Domanda: Molti giovani provano attaccamento per Sathya Sai Baba. Tu hai detto che Egli si trova in ciascuno di noi. Dove si trova ora esattamente? Ce lo puoi spiegare, per favore?

Swami: Vedete, Egli è una manifestazione divina. Se chiudo gli occhi e ci penso, posso ancora vederlo qui ma Lui decide di non parlare, osserva soltanto e mi chiede di andare avanti e di fare ciò che è necessario. Perciò ancora oggi non so dove vanno le mie mani, dove mi muovo, di che cosa parlo o che cosa penso. So chiaramente, tuttavia, che vi è una differenza rispetto a prima. So che riuscivo a vedere chiaramente la sua energia, i suoi modi di fare, i suoi metodi, le sue azioni tramite me. Oggi vedo chiaramente che non è così: la Divinità che agisce è un’Entità neutrale. Vedete, quando c’è una domanda, un dubbio, in qualsiasi momento ci sia bisogno di lui, Egli è sempre presente, la sua presenza c’è sempre, perché la stessa Divinità prende rapidamente quella forma e ritorna da noi. Se prego Krishna, vedo anche Krishna ma non significa che Krishna lavori sempre tramite me. La Divinità c’è sempre. Qualsiasi forma desideriamo adorare, Essa si manifesta.
Ridurre Sathya Sai Baba a una singola persona con una forma e un luogo è una comprensione limitata della sua verità. Sì, chi era affezionato a Shirdi Baba lo prega ancora oggi ed Egli si presenterà solo in tale veste. Shirdi Baba non confonderà chi lo invoca, presentandosi con un altro nome e un’altra forma perché vuole spingerlo sul sentiero spirituale. A qualcun altro Egli si presenterà come Sathya Sai Baba, ad altri come Gesù, Krishna, Rama, ma si tratta della stessa Coscienza divina: non dobbiamo dimenticarcelo. Sfortunatamente molte persone si affezionano così tanto al nome e alla forma che sfiorano il fanatismo: ‘È questo e nient’altro. Tutto il resto è falso’.
Non possiamo permetterci questo tipo di approccio, dobbiamo essere coraggiosi, con una mentalità più aperta e dobbiamo essere sempre grati alla Divinità che ha preso una forma e un nome e si è auto-limitata per guidare le persone su questo cammino. Senza di lui, saremmo stati perduti. Egli aveva però una finalità più grande: dimostrare che chiunque desideri abbandonare ogni egoismo può, a sua volta, giungere a delle altezze straordinarie. Vedete, fu questa la più grande lezione di quella vita.
La discesa del Divino è la lezione che Egli insegnò con il primo Avatar. L’ascesa dell’essere umano in questo veicolo è la lezione più grande che tutti dobbiamo imparare. Il nostro vero tributo sarà quello. A che serve dire che siamo devoti e continuare a parlare di ciò che Egli ha fatto, come l’ha fatto e quando l’ha fatto? A che serve? Non si aggiunge nulla alla sua gloria né si toglie nulla: non accade nulla. Ma che cosa succede a voi? Questa è la domanda. La sua gloria è glorificata nella vostra gloria, Egli viene glorificato quando realizzate la vostra divinità e percorrete questo sentiero. Perciò, se siete ancora attaccati a una forma e a un nome e volete servire quella forma e quel nome, fate ciò che Egli ha detto: è tutto quel che sto cercando di dire. La vostra divinità esiste è in voi e ci sono benedizioni in abbondanza. Alla fine tutti dovranno percorrere quel sentiero, è come quando si perdono i genitori e manca la loro guida e bisogna continuare il cammino ricordando le loro parole.

Domanda: Allo stesso modo in cui hai continuato la missione di Sathya Sai quando Lui ha lasciato le spoglie mortali, passerai la mano a Prema Sai?

Swami: Oh, hai chiesto che cos’è Prema Sai, chi è Prema Sai, qual è l’idea di Prema Sai. Come è stato detto molte volte in precedenza, ognuno di noi è Prema Sai, se quell’amore si manifesta in noi. Non vi aspettate che torni qualcuno a tenervi per mano, non fatevi ostacolare dall’idea che qualcuno vi traghetti dall’altra parte e che potete tranquillamente sedervi a guardare lo spettacolo. Tutto ciò che so è che può succedere o no, perciò è meglio che camminiate con le vostre gambe, senza più dipendere da qualcuno che venga a trasportarvi. Ciò che sapete è ciò che sapete e, dunque, vi dovete impegnare: questo è tutto quello che direi. Non ho ricevuto nulla, non ho nulla, non sto passando nulla a nessuno, sto solo facendo la mia parte. Ciò che avviene intorno a me è una parte di me. Ciò che avviene non è sotto il mio controllo né Io lo influenzo ma sto facendo solo ciò che devo. Ciò che avviene a voi dipende da voi. Io non ho ereditato nulla né passerò nulla, sono solo un catalizzatore che è entrato nel sistema per fare ciò che deve e uscirne, mentre il sistema conttinua.

Domanda: Swami, come possiamo coinvolgere le persone intorno a noi che non credono necessariamente in tutto questo? Come possiamo continuare a percorrere questo cammino quando, per esempio, i nostri amici e la nostra famiglia ci ridicolizzano o non credono in ciò che stiamo facendo?

Swami: Che cosa li farà credere in questo? Ditemelo voi. Che cosa li farà credere che siete sulla strada giusta? Che cosa li farà credere che ciò che fate è giusto? Che cosa dovreste manifestare nella vostra vita per convincerli? In fondo, se sono dei veri amici e dei veri familiari non vogliono vedervi felici? Non vogliono vedervi in pace? Non vogliono vedervi soddisfatti? O vogliono vedervi sofferenti, ansiosi, preoccupati? No, se sono veri amici. I veri amici dovrebbero vedere che siete felici e, se siete felici di fare ciò che fate, perché non dovrebbero crederci? Questa è l’idea. Se manifestate ed esprimete la felicità in ogni cosa che fate, perché ciò che fate è vicino al vostro cuore e vi rende felici, un vero amico sarà felice per voi. Un falso amico, invece, ci troverà delle pecche. Definite chi sono i vostri amici, chi è la vostra famiglia, chi sono i vostri parenti, chi dovrebbero essere i vostri parenti. Chi dovrebbero essere la vostra famiglia e i vostri amici? Chi gioisce della vostra gioia; e se voi provate gioia facendo servizio e sacrificandovi, anch’essi dovrebbero gioire. Se non gioiscono ma lo considerano un errore, questa è una lezione per voi.
Saprete che non sono veri amici. Se continuate a fare la cosa giusta, chi vi ama veramente si unirà a voi in questo cammino, perché vuole che siate felici e se vi vede felici di fare ciò che fate, vorranno farne parte. Per presentare questa idea a una persona totalmente ignara, non dovete cominciare parlando di Dio poiché questo è un concetto superiore che viene in un secondo tempo. Cominciate dal servizio poiché tutti comprendono il servizio, tutti sanno che ci sono delle persone affamate che hanno bisogno di cibo, riparo, vestiti, istruzione. Non stiamo forse facendo del bene per il mondo? Tutti lo capiscono. Cominciate da lì: fategli scoprire da soli il motivo per cui lo facciamo. Camminando con noi per un certo periodo di tempo, si renderanno conto chi è il Maestro e da chi e da dove viene l’ispirazione. Lasciate che lo scoprano da soli, non cominciate da lì, ma cominciate dal servizio, dalla bontà. In Germania qualcuno ha chiesto: “Come ti presentiamo?”. In Germania non capiscono il karma, non capiscono la reincarnazione. Che cosa si può dire loro? Non presentatemi come maestro dei maestri, ma come servitore dei servitori.
“Egli è un servitore dei servitori. Perché? Perché serve gli altri continuamente. Io sono ispirato da questa idea di servizio, perciò lo seguo”. È così che dovreste presentare, non presentate dicendo: “Sai, se lo veneri, avrai una promozione nei prossimi due mesi; se vai in quel luogo, ti sposerai nei prossimi sei mesi”. Non date queste idee sbagliate alle persone, per favore. Io lo seguo perché sono stato ispirato dall’idea del servizio e della bontà e puoi farlo anche tu. Devi essere idoneo per farlo? Non c’è idoneità, ma solo volontà di fare. “Ho bisogno di indossare dei vestiti come te o applicare la vibuti o imparare dei bhajan”? Niente di tutto ciò. Un gruppo di devoti della Siria ha detto che ora hanno chiuso i ponti con l’organizzazione principale e vogliono unirsi alla nostra organizzazione. Hanno inviato molte e-mail al nostro Narasimha Murthy: “Per favore dicci come possiamo diventare membri dell’organizzazione di Muddhenahalli”. Ho risposto loro: “Narasimha Murthy, come prima cosa di’ loro che non c’è nessuna organizzazione di cui essere membri. Ciascuno di noi è un individuo che fa del suo meglio. Esistono delle Fondazioni per gestire delle istituzioni ma non c’è nessuna organizzazione in cui possiate diventare presidenti o coordinatori o simili, non confondetevi, non illudetevi di poter avere dei ruoli qui”.
Non c’è alcuna organizzazione: ogni individuo è l’organizzazione. Abbiamo messo delle persone nel ruolo di coordinatori perché qualcuno deve prendersi la responsabilità, ma solo fino a quel punto. Altrimenti nessuno è maggiore o minore o sta in alto o in basso. Questo vi deve essere molto chiaro poiché non vogliamo altra confusione. Quando vengono delle persone nuove, si rivolgono a voi e vogliono sapere come lavorate e qual è la struttura? Come rispondete? “Siamo tutti servitori. In realtà, non siamo nemmeno servitori ma siamo servitori dei servitori. È così che ci è stato detto di vivere la nostra vita”. Perché fare servizio? Perché è la vera espressione della spiritualità: non c’è nessun altro motivo. Se siete spirituali dovete esprimere quella spiritualità nel servizio: questa è un’attitudine naturale della nostra vita, è quello che ci hanno insegnato i nostri guru, perciò li seguiamo. Sono certo che persone con un minimo di sanità mentale non obbietteranno a questa idea, diranno che è un buon pensiero, una cosa buona ma poi che partecipino o no è un’altra questione. Se sono buoni amici non vi prenderanno in giro e non vi ostacoleranno. Ridefinite la vostra idea su come fare le cose e perché farle.

Domanda: Come possiamo guidare e spiegare ai bambini e ai ragazzi a casa come procedere nel cammino dell’autorealizzazione, specialmente in questa era digitale, in cui la negatività e le distrazioni sono al massimo livello e anche facilmente accessibili?

Swami: Quando qualcuno mi dice: “Mio figlio sta sempre sui videogiochi e guarda lo smartphone”, Io gli chiedo: “Chi gli ha dato lo smartphone? Se l’è comprato da solo? No, gliel’avete dato voi!”. Quando glielo date, dovreste essere consapevoli dell’effetto che avrà su vostro figlio. Se glielo avete dato, poiché è necessario oggigiorno per le lezioni da remoto, Io lo comprendo, ma dovete prendervi la responsabilità di controllare che non distragga il bambino. Perciò sono i genitori la causa per cui i bambini sono ciò che sono. I genitori devono percorrere questo cammino. Allo stesso tempo non diventate dei genitori dittatoriali: questo è l’altro estremo a cui vanno i genitori. Dovete seguire la via di mezzo, dovete camminare sul giusto sentiero, non sovraesponeteli, date loro le cose e poi mettete dei limiti. Limitate il tempo in cui guardano la televisione, limitate il loro sport, limitate il divertimento. Se avete dato la vita a un bambino, è vostra primaria responsabilità crescerlo, non potete passare tale responsabilità ai mezzi di comunicazione digitali. Dovete far divertire il bambino e tenerlo impegnato: questa è la vostra responsabilità primaria.
Perciò, vi dico che dovete passare molto tempo con i vostri figli, dovete rendere il tempo passato insieme divertente, giocando, parlando, vedendo e discutendo invece di passargli il telefono e liberarvene perchè avete molto lavoro da fare in ufficio o altre cose da fare. Questo significa sfuggire alla responsabilità. Quando avete deciso di diventare genitori, vi siete dedicati all’idea della genitorialità che è un’enorme responsabilità. Se crescete un ragazzo sbagliato, distruggete la società, mentre se crescete un bravo ragazzo, redimete la società. Duanque, come genitori, il vostro primo dovere fondamentale è di educare i vosri figli correttamente. Significa che dovete passare più tempo con loro per evitare distrazioni dai social media, dovete dare del tempo di qualità a vostro figlio, dovete tenerlo impegnato, non lasciatelo in balìa dei media per farlo divertire. Questo è molto sbagliato. Voi siete responsabili nei confronti del bambino.

Domanda: la prossima domanda è: Swami, nella Kathopanishad viene detto che se un membro della famiglia diventa uno jnani (saggio, realizzato) anche gli altri possono diventarlo. Ma se siamo tutti nati nella stessa famiglia, non siamo collegati dal karma? Come possiamo dunque realizzarci insieme?

Swami: Sì, siamo collegati dal karma. A causa di desideri del passato, di qualche aspettativa non realizzata, siamo nati in una certa famiglia e ne diventiamo membri: è così che funziona la legge del karma. Quando, però, qualcuno ottiene jnana in quella famiglia, ispira gli altri a percorrere anch’essi quel cammino. È un metodo differente: il loro karma può non permettere loro di diventare immediatamente jnani. La stessa madre può dare la vita a quattro figli: uno può diventare dottore, uno ingegnere, uno avvocato e un altro uno scansafatiche. È possibile, ma i loro karma li hanno portati a essere vicini. Tuttavia hanno un karma individuale, oltre al karma collettivo, che li guida sul cammino. Pertanto i tuoi karma spirituali ti guideranno sul cammino divino ma ci potrebbero essere anche dei karma mondani con cui avere a che fare. La vostra presenza nella famiglia, tuttavia, sarà certamente di ispirazione per gli altri per percorrere questo cammino: potranno non arrivare alla meta nel vostro stesso giorno o nella stessa vita ma li aiuterete certamente a percorrere questo cammino. È ciò che dicono le nostre sacre scritture: se si impiega un piccolo sforzo su questo cammino non va mai perduto, non viene mai distrutto e non ci sono effetti negativi. Dunque, uno jnani nato in una famiglia o una persona che diventa uno jnani in una famiglia lascerà sempre dietro di sé dell’ispirazione per gli altri. Potranno essere capaci oppure no di superare velocemente i loro karma passati come avete fatto voi ma, nel corso del tempo, anch’essi trarranno beneficio dalla vostra compagnia.
Vedete, il Buddha lasciò la famiglia e se ne andò, lasciò la moglie e il figlio. Più tardi, qualche anno dopo, quando Buddha divenne buddha (illuminato) e la moglie aveva superato la rabbia e la frustrazione di essere stata abbandonata nel corso della notte con un neonato di cui prendersi cura, anche lei comprese la vita del Buddha e capì che aveva aiutato moltissime persone. Ora lei lo adorava, lo ammirava non era più arrabbiata. Quando portò il figlio Rahul dal Buddha, quando Egli andò a trovarla dopo un lungo viaggio, non andò da lui nelle vesti di moglie ma come devota e gli offrì il figlio. Molti di noi non sanno che anche il figlio di Buddha intraprese la scelta monacale poiché conosciamo soltanto la prima parte della storia in cui Buddha abbandonò la moglie, fuggì dai suoi doveri e cose simili. Non è giusto: più tardi la moglie realizzò la grandezza del Buddha, gli portò il figlio e glielo consegnò. È ciò che sto dicendo: uno jnani può portare anche gli altri su questo sentiero, può non avvenire lo stesso giorno, ma in seguito.

Domanda: Swami, posso farti una domanda sul karma? Si può recitare il tuo nome e ripulirsi di tutto il nostro karma?

Swami: No.

Domanda: Come ci abbandoniamo a Dio senza preoccuparci di nulla? Che cosa ne è delle azioni del giorno e di quel karma?

Swami: Considerate che non avete alcun controllo su ciò che avete già fatto nel passato, perché è già finito. Ci sono tre tipi di karma: uno è il karma passato che deve ancora mostrare i suoi risultati in questa nascita; un altro è quello che stiamo sperimentando ora nella nostra vita e il terzo è quello che sperimenteremo nel futuro in base alle azioni di oggi. Perciò quando diventate devoti di Dio, avvengono due cose: una è che qualsiasi cosa facciate ora non diventerà un karma, non avrà conseguenze. Perché? Perché vi state abbandonando completamente a Dio. Perciò vi siete presi cura di almeno un terzo del vostro karma perché d’ora in poi non percorrerete la strada sbagliata e non creerete sofferenza per voi nel futuro.
Come fare per le altre due parti, che state già sperimentando perché è ciò che avete fatto nel passato che sta recando i frutti? Non si può sfuggirne ma Dio vi dà la forza di affrontare ciò che state vivendo ora. Vedete, Egli vi dà la giusta attitudine per affrontarlo: non vi lamentate, non piangete, non date la colpa a nessuno, ma lo accettate, lo comprendete, imparate e crescete. Da quel momento in poi non fate nulla che possa nuovamente accumulare karma perché vi abbandonate e offrite a Dio. Poi c’è un’altra parte di karma che è ancora in attesa di recare frutti nei tempi a venire. La domanda è ‘Che ne è di questo karma?’. Le nostre scritture affermano che per chi diventa uno jnani, un saggio, tutti i karma che devono ancora prendere forma vengono in qualche modo annullati. È come un seme bruciato nel fuoco che non ha più la forza di crescere. Questa è la parte positiva di diventare uno jnani: direi che è un grande incoraggiamento.
Non potete immediatamente fermare ciò che state attraversando ora ma potete imparare come affrontarlo. La spiritualità vi darà questa saggezza e non creerete più dei karma sbagliati che possano farvi soffrire nel futuro. Anche questo è sistemato e rimane solo un poco di karma non completato che si presenterà un giorno o l’altro nella vostra vita. Le nostre scritture sacre dicono che per uno jnani questi karma vengono distrutti nel senso che la loro forza viene diminuita. Dio, che è il dispensatore supremo del nostro karma e delle sue conseguenze, fa in modo che esso venga perdonato. Ecco perché nella spiritualità dovete recitare il nome e credere in Dio: in modo da non creare karma sbagliati nel futuro. Potete affrontare i karma presenti con la giusta attitudine di equanimità. Per quanto riguarda i karma che non si sono ancora manifestati nella vostra vita attuale e di cui dovete sperimentare le conseguenze, essi vengono annullati dalla grazia divin. Questo non avviene soltanto recitando il nome di Dio. Che cosa significa recitare il nome di Dio? Significa essere leali con la Divinità e fare ciò che la rende felice.
Recitare il nome non è una semplice recitazione meccanica: non può aiutare. Molte persone continuano a scrivere il nome di Dio ma pensano ai fatti loro, cominciano a scrivere e poi pensano a qualcosa d’altro. Vi dico che in realtà, comportandosi così, si creano altro karma perché prendono in giro Dio e sé stessi. L’idea è di abbandonarsi a Dio e fare ogni cosa per la sua felicità: questa è l’idea della devozione. Recitare il nome vi farà ricordare Dio e ricordare l’idea che dovete abbandonarvi, dovete fare ogni cosa per compiacere Dio. Ecco perché recitare il nome è importante, ma recitare il nome non garantisce la scomparsa del vostro karma. Funziona soltanto se lo usate per abbandonarvi a Dio. In un certo senso vi ricorda che vi siete abbandonati a lui. Ecco perché la recitazione del nome è importante.

Domanda: Swami i giovani sono consapevoli di essere qui per purificare il proprio karma. Nel matrimonio si crea karma? I giovani dovrebbero sposarsi?

Swami: Chiedete a Narasimha Murthy. Se avete una buona moglie, sposatevi perché è così che Dio ha progettato la società, è così che questo mondo funziona: dharma, artha, kama, moksha (rettitudine, successo nel mondo, desiderio, liberazione), giusto? Perciò dharma, artha, esaudite i giusti desideri e otterrete moksha. Perciò esistono i vari stati: brahmacharya, grihasta, vanaprasta (celibe, capofamiglia, pensionato) ma è importante avere il giusto partner poiché se è sbagliato diventa un ostacolo nel cammino. La domanda è quindi come scegliere il partner. Dovreste sposarvi o no? In ogni caso vi aiuterà spiritualmente a ottenere gli scopi della vita. Come sapete se è la persona giusta o la persona sbagliata? Nelle nostre scritture sacre eravamo soliti far ricorso all’astrologia, che è una scienza sperimentata, per sapere come le persone staranno insieme, basandosi sul loro passato, sotto quali stelle sono nati, e sui loro guna, le loro qualità.
Qualità che potreste sopprimere per impressionare la ragazza, ma alla fine verrà tutto in superficie. All’improvviso lei potrebbe dire che siete cambiati dopo il matrimonio: “Non sei più quello che ho sposato”. Il che è vero perché recitavate la parte di un altro per riuscire a sposarvi. Non dovete recitare e l’altra persona vi deve accettare come siete: allora diventa un’unione migliore. Allo stesso modo, l’altra persona non dovrebbe fingere di essere qualcos’altro soltanto per essere accettata da voi perchè presto o tardi i guna tornerebbero in superficie e soffrireste entrambi. Perciò non fingete, non cercate di impressionare l’altro in modo artificioso per riuscire a sposarvi. Incontrate la persona alcune volte, incontrate i suoi genitori perché, ricordate, i matrimoni sono tra due famiglie, non solo tra due persone. Le due famiglie si devono piacere: tenete anche quello in conto. Sono certo che se pregate il Signore, Lui vi mostrerà la persona giusta e, come ho detto, non fingete, non siate artificiali. Questo è ciò che avviene nella maggior parte dei Paesi, l’ho visto specialmente nei Paesi molto sviluppati e ora avviene anche in India. I genitori non vengono affatto coinvolti, i ragazzi si trovano l’uno con l’altro e va bene, non c’è niente di male, ma quando trovano l’altro, come avviene? Cercando di apparire belli fisicamente, facendo delle cose per compiacere l’altra persona soltanto per essere accettati ma dopo due, tre anni, non si può più recitare. Tornerete a essere ciò che siete e lì cominceranno i litigi.
Perciò, se sapete veramente chi siete, accettatevi l’un l’altro come siete, e, sposandovi consapevolmente, penso che saprete ciò a cui state andando incontro e come affrontarlo. La maggior parte delle volte vi prendete in giro gli uni con gli altri e vi sposate. L’altra opzione è andare dall’astrologo e avere il giusto tipo di previsioni che sono molto vere, se non andate da un falso astrologo. Non ricorrete all’astrologia on line, trovate qualcuno che sia veramente saggio che possa anche guidarvi. L’ultima opzione, che Io non desidero che esercitiate spesso, è di chiedere al vostro guru.

Narasimha Murthy: Qualcuno ha fatto la domanda: ‘Come faccio a scegliere il partner giusto?’. Socrate disse: ‘Se avete il giusto partner sarete felici, altrimenti diventerete un filosofo come me’.

Swami: No, non è così. Prima andavano dal guru e chiedevano la sua guida. Anche oggi avviene: sono andato in due o tre famiglie dove dei ragazzi avevano trovato una ragazza o viceversa e mi volevano chiedere se andasse bene. Quando sentivo sinceramente che andava bene, anche se il prescelto non faceva parte di una famiglia di cosiddetti devoti di Sathya Sai Baba ma erano delle brave persone, rispondevo. “Sono buone persone, possono imparare l’una dall’altra e crescere insieme”. Ma dovete chiederlo sinceramente ed essere pronti ad ascoltare. Un giorno venne da me un tipo con un biglietto di invito al matrimonio e mi chiese di benedire il suo sposalizio. Se mi dà il suo invito al darshan, ditemi voi, quale può essere la mia reazione? Posso dire di no, strappare l’invito in due e dirgli che è pericoloso e di non farlo? Che cosa posso fare, se hanno già stampato gli inviti ed è già tutto deciso? L’unica cosa che posso fare è alzare le mani e dire: “Bene, sii felice e abbi una buona vita”. Posso dargli degli akshatra e andarmene.
Dopo sei mesi il tipo mi scrive: “Ti ho portato il mio invito, ho chiesto le tue benedizioni, ho messo la tua foto sul palco il giorno del matrimonio. Se tu sapevi che non avrebbe funzionato, mi avresti dovuto fermare in qualche modo. Che cosa stavi facendo?”. Che cosa posso rispondergli? Se avessi strappato l’invito in pubblico e gli avessi detto di non sposarsi, non lo avrebbe accettato in ogni caso e se ne sarebbe andato via per fare ciò che voleva. Ora mi sta dicendo: “Avresti dovuto fermarmi in quel momento”. Se tu fossi stato pronto ad ascoltarmi in quel momento, Io ti avrei fermato Ci sono molte famiglie, anche qui, sulle quali mi impongo quando penso che non mi stiano ascoltando o che stiano sbagliando. Sono stato persino aggressivo, duro e li ho rimproverati per non aver seguito le mie parole. In quel momento può non essergli piaciuto, ma oggi sono felici. Allo stesso modo, ci sono altre famiglie che non ho potuto salvare perchè non ero a mio agio dicendo loro la verità, poichè non erano pronti ad ascoltare. Se avessi detto loro: “Questo non funzionerà”, non lo avrebbero accettato. Che cosa è successo poi?
In seguito hanno sofferto ciò che dovevano soffrire. Che cosa possiamo farci? Perciò, se vi siete abbandonati totalmente al guru e gli fate una domanda, seguite ciecamente ciò che vi dice. Se non vi siete abbandonati, non andate affatto dal guru perché non vi piacerà qualsiasi cosa vi dica. Pertanto, non fatelo. In alternativa potete andare dall’astrologo o, come ho detto, la cosa migliore è passare del tempo con la famiglia, l’uno con l’altra e non fingere di essere qualcun altro per riuscire a sposarsi. Siate voi stessi e se nonostante quello, vi accettano, allora procedete e sposatevi. Siete tutti bravi ragazzi e sono certo che piacerete a qualcuno o qualcuna.

Domanda: Swami, la questione successiva riguarda l’equilibrio. Molti giovani lavorano fino a tardi la sera o studiano molto a lungo. Come fanno ad avere successo sia al lavoro che a scuola che nella spiritualità?

Swami: Siate fedeli a voi stessi: i vostri pensieri, le vostre parole e le vostre azioni devono essere in armonia. Tale integrità di pensiero, parola e azione è la chiave del nostro successo, sia nella vita personale che in quella professionale. Se dite qualcosa e fate qualcos’altro non siete in armonia e non avrete successo. Questa è la prima cosa da fare: allineare pensiero, parola e azione sia sul fronte personale che su quello professionale. Se pensate che il vostro lavoro non vi permetta di avere tale integrità, lasciatelo. Perché soffrire e far soffrire gli altri? Questo è ciò che fece Brinda. Lo conoscete? Quando non siete in linea con il lavoro che state svolgendo, quando il cuore non è d’accordo, lo lasciate, giusto? Che cos’è importante nella vostra vita? È importante Dio o il lavoro? Questa è la prima domanda da porvi. Ecco ciò che avete fatto: la cosa giusta. Dovete fare solo quello. L’armonia di pensiero, parola e azione è la chiave di ogni successo. Perché adesso abbiamo così tanto successo nell’organizzazione spirituale e compiamo così tanto servizio? Perché siamo assolutamente chiari: i nostri pensieri, le nostre parole e le nostre azioni sono completamente allineati. Non lo facciamo in modo pretenzioso, non lo facciamo per impressionare nessuno, non lo facciamo preoccupati di come lo faremo. No, semplicemente ci abbandoniamo e facciamo ciò che è giusto in quel momento. È assolutamente chiaro: ecco perché abbiamo così tanto successo. Chiunque venga da noi e parli con noi viene convinto in cinque minuti. Queste persone sanno ciò che fanno. Questo avviene perché noi siamo molto sicuri su tutto.
Non c’è finzione, non c’è falsità, non c’è artificialità in ciò che facciamo: ecco perché abbiamo successo. La stessa cosa avviene anche nella famiglia, anche nella vita personale, professionale, sociale e spirituale: il principio è lo stesso. Manas ekam, vacas ekam, karma niyatam (armonia di pensiero, parola e azione): unite queste cose e sarete felici e avrete successo in ogni campo. Se dovete fare un compromesso su queste cose, piuttosto lasciate il lavoro, lasciate la famiglia, lasciate qualsiasi cosa non vi permetta di essere in armonia.

Domanda: Swami, poiché il potenziale umano è infinito e illimitato, come possiamo giungere al massimo del nostro potenziale in modo di avere successo in tutto?

Swami: Vedete, il potenziale umano viene utilizzato completamente quando diventate divini. È allora che il vostro potenziale diventa infinito perché, da quel momento, il Divino opera tramite voi. “Intendi dire che il Divino piloterà l’aereo perchè io sono pilota?”. Sì, lo farà. “Intendi dire che il Divino insegnerà ai miei studenti poiché sono un insegnante?”. Si.“Intendi dire che il Divino opererà nella mia sala operatoria?”. Sì, perché lo hai permesso, hai permesso al Divino di avere la meglio e farlo. Voi sarete dei chirurghi migliori, dei dottori migliori, degli autisti migliori, degli insegnanti migliori, dei migliori oratori o danzatori. Fate qualsiasi cosa e permettete al Divino di agire tramite voi e farete un lavoro meraviglioso, illimitato e infinito. Questo è il significato profondo. Molte persone non conoscono questo tipo di lavoro, non hanno idea di come si faccia, ma semplicemente lavorano. Non sono qualificati tecnicamente per fare la maggior parte del lavoro ma riescono a ottenere dei grandi risultati che grosse organizzazioni con tanto personale e tante competenze non riesce a raggiungere, perché queste persone hanno semplicemente permesso al Divino di operare tramite loro e diventano semplici strumenti abbandonati nelle mani divine.
Guardate che cosa hanno ottenuto. Hanno ottenuto cose che sarebbero impossibili, altrimenti, per un essere umano. Ecco perché le persone vengono a vedere e dicono che è tutta opera di Dio e Io rispondo di sì, che Dio sta lavorando tramite forme diverse. Se ci si abbandona alla volontà divina, anche persone analfabete possono ottenere tali grandi risultati. Io vedo i nostri studenti che si sono appena diplomati e si stanno laureando e vedo quanto potenziale hanno perché hanno imparato questo trucco: abbandonarsi a Dio, permettere al Divino di fare ogni cosa. Voi continuate a fare, le mani si muovono, la bocca parla ma la fonte è diversa e viene da un’altra parte. Ecco perché il vostro potenziale diventa infinito. Ecco perché Vivekananda affermò che siamo potenzialmente divini. Tutti gli esseri umani sono potenzialmente divini ma per realizzare quel potenziale bisogna permettere che la nostra umanità se ne vada e che la Divinità prenda il comando e si manifesti. È un processo spirituale. Ecco perché una persona spirituale avrà successo anche nel mondo mentre una persona che ha successo nel mondo può fallire nella spiritualità. La persona che ha avuto successo nella spiritualità, invece, farà certamente bene nel mondo, come Janaka Maharaja. Questa è la chiave. Perciò, la spiritualità è estremamente pratica e utile.

Domanda: Nel corso dell’attuale pandemia, gli orari di lavoro sono diventati molto irregolari, specialmente negli ambiti della sicurezza, sanità o nei gruppi omogenei. Come possiamo aderire alle ore satviche, rajasiche e tamasiche per le pratiche spirituali come viene detto nelle serie di insegnamenti ‘Master the Mind’ e ‘Kathopanishad’?

Swami: Sì, capisco che in questi tempi caotici non tutti possano seguire gli orari stabiliti. Ma, come ho detto, gli orari e la disciplina di cui parlo fanno in modo che abbiate una routine e un impegno regolare nelle pratiche. La verità, tuttavia, è che in qualsiasi momento abbiate dei pensieri satvici diventa un’ora satvica e qualsiasi ora può diventare un’ora satvica. A Shivaratri si rimane a cantare i bhajan tutta la notte, anche se, in realtà, si tratta di un’ora tamasica ma diventa satvica grazie a ciò che pensate, dite o fate in quel momento. Perché dunque nella fase iniziale è importante la sincronia dell’orario? È importante perché quegli orari sono i più adatti per un certo tipo di lavoro. Questi orari irregolari possono diventare in qualsiasi momento orari satvici perché potete pensare a Dio in qualsiasi momento e in qualsiasi momento pensiate a Dio diventa un tempo satvico. Quindi, quando trovate del tempo tra le vostre attività e i vostri orari, cercate di usarlo. Io continuo a dirvi che, se non potete fare molto, prendete un minuto di ogni ora di lavoro e in quel minuto sedetevi in un angolo tranquillo o fate una passeggiata e pensate a Dio o pensate a delle cose buone e poi ritornate al vostro lavoro. Anche se avete un meeting importante, ma dovete fare una pausa per andare in bagno o per prendere un caffè, alzatevi e andate. In quel minuto o due, ovunque stiate andando, pensate a Dio invece che pensare al meeting. In questo modo potete trasformare queste piccole quantità di momenti satvici in uno sforzo per vivere pensando al Divino. Sì, la disciplina legata all’orario è importante, è buona, ma se non vi è possibile seguire tale routine, qualsiasi momento troviate, pensate a Dio e alle cose buone e continuate a ricordarvi di farlo.

Domanda: Swami, la nostra prossima domanda è collegata alla precedente: come possiamo pensare alle cose buone, specialmente dopo una lunga giornata di lavoro? Alcuni di noi vanno su YouTube, Netflix invece di ascoltare discorsi divini o qualcosa di spirituale. Come possiamo combattere quel desiderio e rimanere focalizzati?

Swami: Dovete allenare la mente e farle piacere le cose, come un bambino deve essere allenato ad amare certi alimenti, come avviene quando, per un certo periodo, il bambino si rifiuta di mangiare perché per lui è un gusto nuovo. Ecco perché la disciplina e l’orario sono importanti. Prendete una decisione: “Torno dal lavoro e devo passare venti minuti ad ascoltare qualcosa di spirituale”. All’inizio dovete costringervi a farlo ma, nel corso del tempo, lo apprezzerete e quando ve ne renderete conto direte: “Oh, che perdita di tempo guardare qualcosa che non ha attinenza con la mia vita spirituale e che non mi aiuterà in nessuna situazione”. Penserete che avete perso il vostro tempo. È ciò che dice il nostro saggio Narada: “Non perdete neanche un istante in questo mondo. È molto prezioso e bisogna usarlo per il lavoro spirituale”. La nostra mente deve essere allenata come un bambino che non ama certe cose ma si deve continuare a blandire e a persuadere la mente affinché passi del tempo occupandosi di qualcosa di più spirituale. Inizialmente una routine disciplinata può essere di aiuto; anche se vi addormentate guardando i video della Kathopanishad, non mi importa. Se non ascoltate l’intero episodio ma comunque guardate la Kathopanishad invece di guardare qualcos’altro e vi addormentate, almeno alcuni dei pensieri sono andati nella vostra mente subconscia, invece di guardare qualcosa su Netflix che è molto mondano e che può disturbare la vostra pace. Perciò allenatevi per un certo periodo, dovete impiegare dello sforzo per il vostro stesso beneficio e per la vostra crescita.

Domanda: Swami, perché ci dimentichiamo di essere Dio? Perché è così difficile realizzarlo quando la realizzazione stessa è il nostro diritto di nascita?

Swami: In verità non abbiamo mai dimenticato di essere Dio nel vero senso della parola, abbiamo sempre saputo di essere Dio e di essere al di là di questo ma tale conoscenza è annebbiata da qualcos’altro che noi chiamiamo upadhi, un rivestimento illusorio che ci fa credere di essere qualcos’altro. Questo rivestimento è il corpo. Nel momento in cui l’anima giunge in un corpo, la sua identità cambia e viene definita dal corpo in un nome e in una forma e questo annebbia la visione. Perciò dobbiamo liberarci dell’identificazione con il corpo per realizzare la verità: questo processo è la spiritualità. Qusto è ciò che avviene quando si nasce: ci si identifica con un nome e una forma. Ecco perché Madalasa cantava ai suoi figli: “Tu sei suddhosi, buddhosi, niranjanosi, (tu sei puro, sei risvegliato, sei immacolato) non sei questo corpo, tu sei divino”. E i suoi figli divennero degli jnani (saggi). Sfortunatamente la maggior parte delle persone nel mondo è ajnani (ignorante) e finirete in braccio a chi vi insegnerà ajnana (ignoranza). Pertanto, dovete tirarvi fuori da tutto ciò, superando l’identificazione con il corpo, facendo satsang, unendovi a persone buone e coltivando la ferma convinzione che il corpo è soltanto il guscio esteriore o il rivestimento perché la Divinità è il residente interiore. Dovete ricordarvi questo un milione di volte. Quando respirate, questo è ciò che vi viene trasmesso continuamente: Soham, Soham, Io sono Quello, Io sono Quello. Fate attenzione: questo è il lavoro che deve essere fatto.

Domanda: Swami, la prossima domanda riguarda “lavorare come Sai”. Sembra un’impresa ardua: completo altruismo e compassione pura. Ci sono dei passi intermedi che possiamo intraprendere per giungere piano piano a quell’obbiettivo?

Swami: È molto strano perché in realtà non si tratta di un compito arduo ma è la cosa più facile da fare. Essere ciò che siete veramente è la cosa più facile da fare, mentre fingere di essere qualcun altro è difficile, giusto? Io penso che voi stiate continuamente fingendo di essere qualcun altro il che, in realtà è difficile. Io me ne rendo conto e ve lo racconto partendo dalla mia esperienza. Nel momento in cui volete vivere come Sai e rinunciate a tutti i desideri e agli attaccamenti, oltre a tutte le idee individuali, diventate leggeri e pieni. E poi, che cosa non potete ottenere diventando così? Otterrete ogni cosa poiché, come ho detto, il Divino comincia a lavorare tramite voi. Perciò ricordatevi dei benefici che avrete diventando Quello. Questo pensiero vi incoraggerà a impiegare dello sforzo. Tutto diventa leggero, la vita diventa leggera. Non importa quanto grandi siano i progetti, Io non me ne preoccupo veramente. Ravi Pillay si preoccupa e anche Narasimha Murthy, Io mi preoccupo solo di ciò che è necessario in quel momento ma l’attimo dopo non sono più preoccupato. Se il progetto si realizza, è meraviglioso. Se non si realizza, va bene lo stesso. Comunque continuiamo a lavorare per ottenere ciò che è necessario. Perciò impiegate uno sforzo: questa strada per diventare Sai è continuare a ricordare a voi stessi quanto poco controllo avete su ogni cosa poiché tutto è volontà divina. Voi state ostacolando la volontà divina, la vostra mente sta interferendo e disturbando tale volontà, altrimenti la vostra vita avrebbe potuto essere molto facile. Perciò ripetete a voi stessi i benefici di ciò che avverrà quando vivrete come Sai poiché Sai significa il vostro vero Sé.
Ricordatevi dei benefici e probabilmente la vostra mente sarà incoraggiata a metterci dell’impegno. Liberatevi dei desideri non necessari. Come ho appena detto, cominciate a liberarvi dei desideri rajasici. Dovete avere un bell’aspetto, dovete vestirvi bene, dovete avere una bella casa, un’automobile, va tutto bene, ma mettete dei limiti. Se non mettete dei limiti, il cerchio continuerà a estendersi e diventerà come un bersaglio mobile che non si raggiunge mai. Perciò mettete dei limiti: “Qui è dove sto a mio agio, queste due stanze sono sufficienti per la mia famiglia, non ho bisogno di otto stanze. Queste due automobili sono sufficienti per l’intera famiglia, non uso sei automobili messe in fila nel garage. Nel mio conto bancario questa quantità di denaro è sufficiente, non ho bisogno di accumularne altro. Il prossimo mese guadagnerò altro denaro”. Lasciate, dunque, che una parte della vostra ricchezza si indirizzi verso qualcosa di utile agli altri. In questo modo comincerete a essere pronti, vedrete che i vostri forzieri non saranno mai vuoti perché Dio ama colmare le tazze vuote per soddisfare la sete di qualcuno. Vedete chi mi sta vicino: essi non hanno ricchezze, non hanno denaro ma tramite loro viene svolto tanto lavoro: tanto denaro è passato tra le loro mani, hanno migliorato la vita di tanti, poichè hanno permesso che ciò avvenisse.
Nel percorso, Dio si è preso cura anche di loro. Per fare un esempio: in un primo tempo non avevo ancora imparato a non preoccuparmi del cibo, dei vestiti, di dove sarei stato, di chi si sarebbe preso cura di me. Ora, invece, non me ne preoccupo perché sto meglio di prima. Per comprare una camicia che vale cinquemila rupie ci penserete cinquemila volte. Ora Io non penso. Tutto quello che si presenta sulla mia strada diventa mio e non penso: “Oh, queste persone me l’hanno regalato”, non ho l’ego o il senso di colpa di dire che non devo accettare nulla da nessuno. Questa idea non esiste. Allo stesso tempo non ho alcuna richiesta specifica. La vita è molto facile, pacifica e beata e non la scambierei per niente al mondo, fatemelo dire. Perciò ricordate a voi stessi: ‘Compio il mio dovere, voglio questo, non voglio quello, raga, dvesha (desiderio, avversione): per me non esistono. Ogni cosa giunge come volontà divina e qualsiasi cosa sia in eccesso non mi appartiene’. È ciò che dicono le nostre sacre scritture: qualsiasi cosa sia in eccesso non vi appartiene e, se non ne avete bisogno, non è vostra, anche se è intestata a voi, non è vostra. Ricordate sempre quello e non sarete mai vuoti. Alla fine c’è bisogno soltanto di un letto a cui tornare la sera per dormire in pace.
Non è la casa che vi fa dormire, nemmeno una grande stanza da letto, nemmeno il letto più morbido ma soltanto la coscienza pulita. È questa che manca quando volete scimmiottare gli altri. Per noi è sufficiente, non serve nient’altro. Se realizzate la forza di questa vita, il potere e la bellezza di questa vita, non la scambierete per nulla al mondo. Se mi chiedeste di fare un lavoro per lo stipendio di un miliardo di dollari, non accetterei. Tentatemi con qualsiasi cosa al mondo, non accetterei. Conosco il valore di ciò che ho e non lo scambierei per nulla al mondo. Ecco perché, quando qualcuno chiese a Madre Teresa: “Come fai a pulire le ferite dei lebbrosi? Io non lo farei per un miliardo di dollari”, lei rispose: “Nemmeno io, lo faccio per Gesù, non lo faccio per un milione di dollari”. È così che imparerete a conoscere il valore delle cose della vita e non scambierete ciò che avete per nient’altro al mondo. Ricordate a voi stessi e allenate la vostra mente in questo modo continuando a incoraggiarla a diventare altruista.

Domanda: Swami, mentre ricordiamo a noi stessi di essere altruisti, veniamo messi alla prova. Ci impegniamo molto per ignorare le situazioni che non ci portano a Dio, pensando che ci stiamo abbandonando a Lui. Come riusciamo a capire quando stiamo ignorando una situazione e quando, invece, ci stiamo veramente abbandonando a Lui?

Swami: Quando non siete attaccati a qualcosa e comunque la ignorate, allora c’è il vero abbandono. Quando, invece, siete attaccati a qualcosa, nel senso che avete paura che vi porti della sofferenza ed è per questo che lo ignorate, allora non vi siete veramente abbandonati. Qualsiasi sia il risultato, buono o cattivo, la situazione è tale che dovete superarla o ignorarla senza attaccamento. Supponiamo che Io vi offra un milione di dollari per questa cosa in particolare: la ignorereste? Se dovete fare qualcosa, non lo ignorerete. Se siete abbandonati a Dio, avete ricevuto il messaggio da Lui di fare questo. Immaginiamo che abbiate un’opportunità di sacrificare molto per qualcosa, per una causa più grande, allora voi rispondereste: “No, ho delle responsabilità più grandi. Dio vuole che io faccia questo e quello, come posso fare anche quest’altro? Allora lo ignoro e lascio andare”. Questo, però, non è vero abbandono, perchè provate attaccamento, avete paura, non volete confrontarvi ed ecco perché lo ignorate. È il vostro ego. Se siete capaci di affrontarlo e comunque lo lasciate andare, allora è vero abbandono. Tutti lo sanno, la coscienza di ciascuno sa che cosa ignora, che cosa significa ignorare e cosa significa abbandonarsi. Non si può fare qualcosa perché si è costretti e chiamarla abbandono. Soltanto mettendoci questa etichetta non diventa abbandono.
Siete impotenti, perciò non siete capaci di fare e lo chiamate abbandono a Dio. No, anche se avete avuto il controllo completo e avete avuto la possibilità di scelta, comunque avete permesso che avvenisse nel modo in cui doveva avvenire: questo è abbandono. L’impotenza non è abbandono. Noi chiamiamo abbandono quello di Draupadi ma in realtà era impotenza. Se fosse stato abbandono, nel momento in cui fosse giunta a corte, in quella situazione, avrebbe chiamato immediatamente Krishna. “Krishna, Tu solo puoi aiutarmi, queste persone sono totalmente impotenti”. Ma Lui non fu il primo, lei aveva l’orgoglio di essere una regina e chiamò il marito, era orgogliosa di essere la nuora del Kuruvamsha perciò chiamò gli anziani. Infine pensò che poiché nessuno l’aiutava avrebbe potuto proteggersi da sola poiché anche lei era uno kshatriya (casta dei guerrieri), ma non ci riuscì. Soltanto allora si rivolse a Krishna: questa è impotenza.
Perciò chiarite a voi stessi: lo sto facendo perché sono impotente, non voglio affrontare questa cosa, la voglio evitare e dunque non è abbandono. Quando volete e siete capaci di affrontare una cosa, in grado di accettarla, di fare ciò che è necessario ma comunque permettete che vada in quel modo, allora è abbandono. Tutti noi conosciamo la differenza tra queste due cose. Lo sappiamo tutti. Questionatevi interiormente poiché quando avete un sentimento di disagio saprete che questo è ignorare, mentre quando avrete una buona sensazione significa abbandono. Il disagio interiore vi dice che non state facendo correttamente quella cosa.

Domanda: La prossima domanda riguarda quanto il nostro passato ci influenzi oggi. La paura del dolore e il desiderio del piacere ci fanno compiere inconsciamente delle cose negative. Anche se ci impegnamo a fondo per concentrarci sulla verità, perché quelle paure, quei desideri esistono ancora? È a causa dei guna (qualità) passati?

Swami: Sì, ci sono i guna. Tutti nascono con dei guna, le nostre vite sono guidate dai nostri guna. Il soldato è coraggioso non perché sia veramente coraggioso ma perché i suoi guna lo spingono a combattere. Pensate che se non combatte qualcuno non dorme in pace: questa è la natura dei guna. Lo si può scambiare per coraggio ma la verità è che il suo guna di combattere è qualcosa che lo spinge a farlo e non importa su che fronte combatta: deve combattere. I guna lo spingono a fare delle cose, questa è la verità. Come si superano i guna? Questo è ciò su cui dovete lavorare. La paura, l’avidità, la rabbia, la frustrazione, l’ambizione: tutti questi guna vengono dal passato. Frequentando le buone compagnie, potete piano piano lavorare su questi guna errati e sostituirli con i guna corretti e poi liberarvi di tutti i guna e andare oltre (viene chiamato gunatitha). Questo è possibile quando siete in buona compagnia seguendo e prendendo esempio dalle persone buone e dalle persone nobili della società. Necessita uno sforzo ma Krishna disse: uddharedātmanātmānaṃ, dovete sforzarvi per poter crescere. Siete voi stessi il vostro amico o il vostro nemico. Dovete impiegare voi lo sforzo spirituale, nessuno può farlo al posto vostro.
Frequentando le buone compagnie, lavorerete sui vostri guna e vasana (tendenze) passati e raccoglierete nuove idee, nuovi sentimenti, altri guna che vi aiuteranno a trascendere i vecchi e a sostituirli con cose migliori.

Domanda: Dopo aver ascoltato e praticato gli insegnamenti di Master the Mind e della Kathopanishad, siamo in grado, fino a un certo punto, di lasciare andare l’identificazione con l’ego e accettare l’energia divina che opera tramite noi. Subito dopo averlo messo in pratica ci sentiamo immediatamente più leggeri. Facendolo continuamente, quella leggerezza continua. Significa che stiamo migliorando?

Swami: Sì, la pace continua e indisturbata è la misura del vostro successo spirituale. Quella pace, quella leggerezza devono arrivare e restare senza essere diluite o disturbate. A quel punto non potete migliorare oltre: la pace assoluta è suprema e non potete migliorare tale pace assoluta. Non potete diventare più pacifici della pace divina. Io l’ho già sperimentato ed è così. Dovreste sentirvi così sempre. In qualsiasi momento non vi sentiate così, saprete che avete deviato, che vi siete allontanati e allora ritornate continuamente alla pace assoluta. È tutto.

Domanda: Swami, vorremmo sapere: in questi anni, a causa del Covid e poi della situazione in Ucraina, c’è molta paura, povertà e fame nel mondo. Penso che noi giovani abbiamo paura e ci preoccupiamo che, pur continuando a pregare, secondo noi, non succeda nulla. Che cosa dobbiamo fare?

Swami: Vedete, ogni preghiera fa avvenire due cose: cambiamenti dentro di voi e cambiamenti fuori di voi. I cambiamenti fuori di voi possono non essere immediati ma i cambiamenti dentro di voi avvengono: voi state male e provate compassione per loro, perciò c’è un cambiamento dentro di voi. Almeno di fronte a una situazione del genere, non vorreste mai creare una guerra, non vorreste mai sostenere una guerra. Avete ricevuto questa chiarezza ma all’esterno vi sono parecchi fattori che sono la causa di quell’azione. La verità è che non avete un controllo diretto su quello. La cosa migliore che potete fare è pregare, almeno vi sentirete meglio, sentirete che avete fatto qualcosa per il mondo pregando sinceramente per il suo benessere. Se qualcosa è sotto il vostro controllo, fatelo assolutamente ma se qualcosa non è sotto il vostro controllo, non sentitevi responsabili, non state male. Quello non è sotto il vostro controllo, è fuori dal vostro ambito. Ci sono molti fattori per cui il mondo sta attraversando ciò che sta vivendo oggi. Se potete fare qualcosa per il bene del mondo, non tiratevi indietro. Per favore, fate qualsiasi cosa a cui possiate pensare e che possa aiutare la situazione. Molti devoti ucraini, molte persone si sono allontanate dall’Ucraina e si sono rifugiate in Polonia. Dei giovani si sono uniti anche a giovani italiani e inglesi per sostenerli.
Se date cibo, acqua o vestiti a qualcuno che ha perso tutto, è un aiuto. Perciò quelle persone possono aiutarli. Sono in molti da tutto il mondo che mandano aiuti. Ma se non potete fare nulla, almeno pregate. Come ho detto, ci sono molti fattori e molte forze all’opera e non si possono cambiare improvvisamente. Io vorrei che nessuno fosse affamato a questo mondo, vorrei che nessuno si ammalasse e morisse miseramente, vorrei che nessuno avesse dolore o sofferenza ma posso controllarlo in questo momento? No, non posso controllare tutto. Il mondo è sempre stato un luogo pieno di sofferenza. La guerra in Ucraina o la situazione del Covid. Prima che nasceste ci sono state delle guerre mondiali. Il mondo è sempre stato così. L’egoismo e l’avidità hanno sempre causato problemi e sofferenze agli altri. Ecco perché la miglior soluzione è , prima di tutto: ‘Che io non diventi in quel modo: questo è sotto il mio controllo. Secondo: qualsiasi sia la mia sfera di influenza, devo ispirare tutte le persone intorno a me a non diventare in quel modo. Posso aiutare il mondo almeno in questo. Comunque posso aiutare il mondo non diventando io stesso una di queste persone negative’.
Qualcuno ha detto: “Non riesco a dormire perché non sopporto il dolore degli ucraini”. Ho risposto: “Tu sei venuto a sapere degli ucraini ma prima che gli ucraini avessero questi guai, ci sono stati i siriani, i libanesi, anche in altri Paesi hanno avuto le stesse esperienze. Oggi ne sei consapevole e ti senti in colpa ma questo non è necessario”. Pregate, è tutto ciò che posso dire e aiutate come potete. La cosa migliore è che non diventiate uno di questi guerrafondai: questa è la cosa più importante.

Domanda: Grazie Swami, speriamo che le nostre domande vadano bene.

Swami: Sono molto felice se voi praticate qualsiasi di questi insegnamenti. Anche svalpam apyasya dharmasya trāyate mahato bhayāt : significa che anche un poco di comprensione di questo dharma, di questa verità può redimervi dalle più grandi paure della vita. La paura che riguarda il mio yogakshema (benessere), che riguarda me, me stesso e il mio scompare quando conoscete un poco di questo dharma. Per conoscere questo dharma, però, dovete praticarlo. Se non lo fate non lo potete conoscere veramente, potete conoscerlo soltanto essendo. Perciò sforzatevi di esserlo. Se compite dei piccoli sforzi ogni giorno sappiate che nulla andrà perduto, nulla sarà distrutto ma si sommerà e un giorno vi aiuterà. Perciò non abbandonate questo sentiero, continuate a camminare, continuate a provarci. Non è necessario che otteniate il successo il primo giorno ma siate certi che qualsiasi sforzo impiegate sul cammino spirituale non andrà mai perduto. Verrà sempre in vostro aiuto un giorno o l’altro, non potete saperlo ma continuate ad agire bene, ricordatevi sempre ciò che è reale e ciò che non è reale e non fatevi intrappolare da ciò che non è reale. Cercate di attaccarvi alla ‘Verità vera’ e di mantenervi concentrati. Ecco ciò che potete fare. Avete venti, trenta, quarant’anni di vita bellissima davanti a voi dove potete fare moltissimo per il mondo, molto bene al mondo. Siate consapevoli di questa opportunità e di questa grazia che avete ricevuto, di aver ricevuto una guida così presto, di aver compreso queste filosofie con tanta profondità e fatene il miglior uso possibile. Questo deve essere il vostro sforzo. Se lo fate, tutti i guru saranno felici per anni e per secoli, saranno tutti compiaciuti. Mitya nitya devata, è ciò che dice Narada: se qualcuno diventa uno jnani, i devata (gli dei) sono felici. I vostri progenitori, i vostri antenati saranno felici: “Oh c’è qualcuno che percorre questo cammino!”. Siate, dunque una fonte di gioia per gli dei e per gli antenati e per chiunque percorra questo cammino.

 

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